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Dusty Springfield, tutto su di lei

redazione by redazione
2 Marzo 2018
in Musica, News
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Dusty Springfield, tutto su di lei

Oggi 2 marzo vogliamo ricordare la grande Mary Isabel Catherine Bernadette O’Brien conosciuta da tutti con lo pseudonimo di Dusty Springfield, la cantante britannica nata a Londra, il 16 aprile 1939 e morta proprio il 2 marzo 1999

Perchè ricordarla? perchè “è stata una cantante il cui impatto sulla storia del costume e della musica popolare britannica del Novecento è paragonabile a quello che Mina ha avuto in Italia o Dalida in Francia”, come ci suggerisce giustamente  Wikipedia.

Cresce nel sobborgo di Ealing e già da bambina si guadagna il soprannome di Dusty per il suo atteggiamento da maschiaccio. Eredita la passione per la musica dal nonno materno, che la incoraggia ad ascoltare autori come George Gershwin, Richard Rodgers, Cole Porter, Count Basie, Duke Ellington e Glenn Miller. Il suo modello musicale da ragazzina è Peggy Lee.
Nel 1958 lascia la scuola e, rispondendo a un annuncio su un giornale, si unisce al gruppo delle Lana Sisters. Grazie a questa esperienza impara l’armonia vocale, le tecniche di microfonia e di registrazione, si esibisce in spettacoli dal vivo, incide alcuni singoli

Nel 1960 lascia il gruppo e, insieme a Dion O’Brien (suo fratello maggiore, che prenderà il nome di Tom Springfield) e a Reshad (Tim) Feild, forma il trio the Springfields.

Nel 1963 Say I Won’t Be There, che sarà l’ultimo singolo registrato dagli Springfields, raggiunge le prime posizioni nella classifica britannica, ma il gruppo sa di non poter reggere l’impatto della nuova ondata beat e, dopo l’ultimo concerto tenuto l’11 ottobre al London Palladium, decide di sciogliersi. Lo stesso Tom incoraggia sua sorella a proseguire la carriera come solista.
Il debutto come solista
Dusty entra in sala di registrazione e realizza il suo primo 45 giri. I Only Want to Be with You viene pubblicato nel novembre 1963 ed entra immediatamente tra i dischi più venduti, rimanendo in classifica 18 settimane e risuonando in vari Paesi d’Europa e oltreoceano .
Il suo successo la porta ovunque: in autunno viene in Italia a lanciare la versione italiana di Wishin’ and Hopin’, brano di Burt Bacharach che verrà intitolato Stupido, stupido.

Ed è proprio negli anni della nostra musica ’70-’80 che Dusty trova prima il declino e poi la rinascita.

Nel 1970 esce Longing, questo il titolo del disco, viene preceduto da un 45 giri per “saggiare” il pubblico, ma le disastrose vendite di quest’ultimo mandano a monte il progetto. I nastri originali saranno distrutti in un incendio, ma il produttore Jeff Barry, che aveva tenuto per sé delle copie non definitive, farà uscire le incisioni come bonus-tracks in una riedizione postuma di Dusty in Memphis.

In questo periodo il gossip sulla vita privata di Dusty Springfield, finora tenuta gelosamente nascosta, irrompe prepotentemente sulle pagine dei giornali. Il fatto che a 31 anni non fosse sposata e non avesse avuto, apparentemente, alcuna relazione con un uomo aveva alimentato molti pettegolezzi, ma all’epoca intervistare un personaggio pubblico sulla propria vita sessuale era impensabile. Eppure Ray Connolly, giornalista dell’Evening Standard, riesce a farsi rilasciare una dichiarazione nella quale la cantante ammette di aver imparato ad accettare, con il tempo, la propria diversità omosessuale o, secondo alcuni, bisessuale.

La cosa, per alcuni, sembra non aver influito sulla sua carriera e per altri, invece, lo ha fatto molto pesantemente, ma sta di fatto che per tutti gli anni settanta si sentirà parlare di lei molto meno che nel decennio precedente.

Nel 1972 esce per la Philips l’album See All Her Faces, che raccoglie materiale registrato in parte in USA e in parte a Londra. Il risultato è un album slegato, del quale la prima ad essere insoddisfatta sarà la cantante stessa, che decide di non promuoverlo. Paradossalmente, dalle tracce del disco resta fuori What Are You Doing the Rest of Your Life?, che verrà edito solo 24 anni più tardi, e che diventerà un grande successo.
Il 1978 è l’anno del suo ritorno sulle scene, con It Begins Again, album realizzato con Roy Thomas Baker, ex produttore dei Queen. Ricomincia per Dusty il grande giro promozionale nelle TV, in radio e nelle sale stampa. Sorprendentemente l’anno successivo pubblica un nuovo LP, Living Without Your Love, e per l’occasione compare sul palcoscenico in quella che sarà la sua ultima esibizione di fronte a un grande pubblico, in uno spettacolo di beneficenza che ha luogo alla Royal Albert Hall in presenza della Principessa Margaret d’Inghilterra.
Anche negli anni ottanta, Dusty Springfield sarà lontana dalle scene. Lo spettacolare ritorno avrà luogo nel 1987 grazie ai Pet Shop Boys, che la vogliono come partner nel brano What Have I Done to Deserve This?. Il brano, corredato di videoclip, irrompe al numero 2 delle classifiche sia statunitensi che britanniche, e fa da preludio all’album Reputation, sempre prodotto dai Pet Shop Boys, che due anni dopo si rivelerà ugualmente un successo.

Dopo una manciata di singoli, che vengono utilizzati come sigle televisive o colonne sonore di spot pubblicitari, nel 1988 esce la sua raccolta ufficiale The Silver Collection, che celebra i suoi 25 anni di carriera come cantante solista. Nel frattempo Dusty decide di lasciare la sua residenza in America e di tornare a vivere a Londra.
Nel 1995, durante le registrazioni di quello che sarà il suo ultimo album, Dusty si accorge di avere un nodulo al seno e le viene diagnosticato un carcinoma. Le lunghe sedute di chemio e radioterapia avranno la meglio sulla malattia, almeno per il momento. In stato di remissione clinica, Dusty si dedica alla promozione dell’album A Very Fine Love. Per l’occasione ricompare in qualche show televisivo, ma dopo circa un anno la malattia si ripresenta in forma più violenta e devastante.

Dopo una battaglia durata tre anni Dusty Springfield muore proprio pochi giorni prima di ricevere l’onorificenza di Ufficiale dell’Impero Britannico (OBE). La medaglia verrà consegnata alla sua amica e manager Vicki Wickham.

Anche la regina Elisabetta rompe per una volta il rigore del protocollo e dichiara pubblicamente di essere “rattristata” per la morte dell’artista. Le ceneri di Dusty verranno in parte conservate a Henley, la cittadina dell’Oxfordshire dove si era stabilita negli ultimi anni, in parte verranno disperse da suo fratello Tom, sulle rive del Mare d’Irlanda.

 

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